I Centri diurni della provincia di Frosinone visitano: Ferentino, Alvito, Atina e Fontechiari

I Centri diurni della provincia di Frosinone visitano:
Ferentino, Alvito, Atina e Fontechiari
Introduzione sul tema:
Lo zaino è pronto, colmo di sogni e di allegria. Domani si va in gita con i compagni, non vedo
l'ora. Immagino le risate, le passeggiate e le visite in luoghi che regalano sempre qualcosa di
nuovo. E poi il viaggio? Ma ne vogliamo parlare? Quasi come una piccola famiglia, in quel
pulmino che ne ha macinati di km ma che fedele, tra qualche bizza e l'altra, ci ha sempre
fedelmente portati a destinazione. Se penso a tutte le volte che siamo stati in diversi luoghi sento di
stare bene, capisco di avere avuto la possibilità di scoprire nuove realtà e di poterle vivere, anche
solo per poco. E si, è una grande fortuna, poco da dire. Ecco ora è arrivata quella piccola punta di
ansia... no no, nessun problema. Questa è ansia piacevole, di attesa, ed io mi corico sperando che
questa notte passi in fretta, sotto la coperta con accanto il mio zaino, carico di sogni.
L’Associazione Oltre l’Occidente ha organizzato delle gite per utenti, operatori e familiari dei
Centri Diurni della provincia di Frosinone per promuovere la cultura della Ciociaria attraverso
visite nella Regione Lazio presso Musei, Biblioteche e Laboratori Scolastici.
Il 4 giugno 2022 abbiamo visitato Ferentino e i suoi monumenti storici ed è stato molto interessante.
Tra le tappe effettuate ci sono:
1) Le Mura Poligonali o Ciclopiche;
2) Il Museo Diocesano;
3) La Porta Sanguinaria;
4) La Chiesa Santa Maria Maggiore.
Le Mura Poligonali
Fonte: sito ufficiale del Comune di Ferentino.
Le Mura, costruite con una pietra biancastra chiamata calcare dell'Appennino, si snodano lungo un
percorso di 2,4 Km. Sono addossate al taglio del colle e costituite da massi squadrati poco rifiniti in
superficie, legati tramite incastri di schegge. Le Mura, che circondano tutta la città, sono state
costruite in varie fasi storiche.
Il Museo Diocesano di Ferentino
Fonte: BeWeB/FrosinoneToday.
In questo museo Diocesano c’era una guida che ci ha raccontato tutta la storia del Museo: c’erano i
reperti della popolazione, i vari abiti e tutti gli accessori religiosi, dipinti, quadri sui muri che
narravano la storia dell’epoca. Di seguito, una descrizione del museo più dettagliata.
Nella prima sala c’erano esposti dei calici molto belli da vedere e anche preziosi in argento. Poi
oltre ai dipinti, molto belli anch’essi, c’era una campana medievale e in alto, lungo tutte le pareti, in
ordine cronologico le immagini dei Vescovi Diocesani.
Nella seconda sala abbiamo visto oltre ai dipinti anche dei busti in argento raffiguranti San Pietro e
Paolo .
Nella terza sala abbiamo visto dipinti e statue, tra cui quella della Madonna col Bambino.
Nella quarta ed ultima sala c’erano, oltre ai dipinti, due oggetti di particolare valore storico
appartenenti a Celestino V: la mitria e un sandalo.
Dopo aver terminato questa importante visita abbiamo ammirato anche il panorama da un
balconcino che si trovava nel piazzale adiacente.
La Porta Sanguinaria
Fonte: www.ferentino.org.
È la porta più importante della città e quella meglio conservata. Si trova a Sud e guarda verso Est. Il
nome rimanda a sanguinose battaglie avvenute vicino ad essa.
La Chiesa Santa Maria Maggiore
Fonte: www.parrocchiasantagata.com.
Abbiamo intrapreso una lunga camminata per andare a vedere altri posti di Ferentino anch’essi
molto interessanti e storici, come la Chiesa Santa Maria Maggiore, chiesa principale e maestosa,
una delle prime chiese in stile gotico. La sua costruzione è opera dei monaci cistercensi. La chiesa è
importante per numerosi motivi storici e custodisce simboli templari, enigmi, bellissimi affreschi,
statue di Santi ed un imponente altare.
Il 21 Giugno l'Associazione Oltre l'Occidente, i Centri di Salute Mentale, le Comunità, gli operatori
e le famiglie, hanno visitato Alvito e il palazzo Gallio, Atina e il museo archeologico, il cimitero
napoleonico di Fontechiari.
Alvito
È il primo comune della Valle di Comino che domina dall'alto del Castello. Vi sono palazzi signorili
come il Gallio, descritto di seguito, il Graziani e il Sipari. Si possono ammirare anche numerose
chiese e conventi.
Palazzo Gallio
Fonte: www.comune.alvito.fr.it
Il palazzo Ducale chiamato anche Palazzo Gallio, dal 1839 sede del municipio di Alvito, è la dimora
realizzata da Gallio (famiglia di Como feudataria del ducato di Alvito, ma anche di una buona parte
della Valle di Comino dal 1595 al 1735; dal 1606 con il titolo Ducale). Questo Palazzo fu costruito
in più fasi, nel primo trentennio del Seicento, per essere poi ristrutturato nella stessa seconda metà
dello stesso secolo (rivisto funzionalmente nel XVII sec.).
La facciata principale di questo Palazzo (su piazza Marconi) è la somma degli interventi operati nel
tempo, un porticato caratterizzato da cinque larghi portici, dove si accede all’androne da cui si apre
lo scalone d’onore che conduce al piano nobile. Quest’ultimo si compone di alcuni locali
caratteristici non solo dal punto di vista artistico ma anche architettonico, come la sala del trono, la
galleria e il gabinetto ducale.
Lo scalone d’onore (realizzato entro gli anni ’60 del XVII sec.) collega il piano terra con il piano
nobile, attraverso 46 gradini di larghezza media di 240 cm. I primi due, d’invito, sono più grandi di
circa 3 metri non a caso. Disposti in tre rampe di scale rispettivamente di 10, 18 e 18 gradini
separate da due ripiani di sosta; sono caratterizzati da un’ampia pedata di circa 52 cm e da una
modesta alzata di circa 13 cm, il tutto per rendere questa scala più agevole.
Nel 1839 la Sala del Trono di questo palazzo ducale fu ristrutturata e dedicata ad attività culturali.
Nella metà di questo secolo ci furono le prime rappresentazioni teatrali (poco più tardi si formò una
società filodrammatica ancora oggi attiva). Nel 1912 questo teatro fu oggetto di lavori caratterizzati
da un gusto liberty, successivamente modificato dai successivi restauri dopo il terremoto del 1984.
Si tratta di un enorme ambiente rettangolare (19 x 8 m) con accesso dal culmine dello scalone
d’onore, un tempo passaggio obbligato per gli altri ambienti ed il piano nobile (non se ne conosce la
fase della prima realizzazione, ma dovette essere ristrutturato nella seconda metà del XVII sec. Era
di fatto per la grandezza e per le decorazioni, il biglietto da visita del rango proprietario con
originaria funzione di rappresentanza) e dal Settecento adibito anche a scopi di intrattenimento.
L’interno del teatro, o Sala del Trono, è formato dal palcoscenico ad arco in cartapesta, rifatto a
seguito dei lavori di restauro degli anni Ottanta del secolo scorso, dove per quanto possibile venne
ripreso il disegno ad anfiteatro elaborato dall’architetto Silvio Castrucci, inaugurato poi il 19
dicembre del 1919. Il sipario originario (andato perduto) era dipinto a mano, sulla parte alta del
padiglione che sovrasta la struttura del teatro ancora riecheggiante il fasto del Palazzo Ducale e con
esso la funzione di rappresentanza del locale che si percepisce dalla presenza centrale dello stemma
dei Gallio (intrecciato con la famiglia Trivuzio). Mentre ai due lati compaiono sulla sinistra le armi
della famiglia Bonelli e sulla destra di Papa Pio IV de’ Medici.
Si tratta di un tentativo di ripresa della fine del secolo scorso, delle decorazioni originali degli
stemmi che, seppur deteriorati, sono celati dalla controsoffittatura lignea.
Atina
È un paese arroccato su un colle che un tempo fu centro di grande interesse economico e militare.
Della gita ad Atina che abbiamo fatto è stato interessante visitare il museo archeologico della Valle
di Comino perché ricorda la storia del periodo preistorico e di quello dell’antica Roma.
Museo Archeologico Giuseppe Visocchi
Fonte: museoatina.com
Al museo di Atina, ricco di molti oggetti e reperti storici, eravamo accompagnati da esperte guide
che ci hanno descritto le diverse battaglie, ci hanno mostrato i vari reperti trovati come le monete
del periodo, le anfore di diverse forme e dimensioni. Nel dettaglio, ci hanno spiegato che l’edificio
che ospita il museo è stato fatto costruire dal potestà Giuseppe Visocchi nel 1928, ed era un’ex
scuola.
Esso è costituito da cinque ampie sale che comprendono materiali riferibili ad un arco cronologico
compreso tra l’VIII sec. A.C. e il tardo medioevo, provenienti dal territorio atinate e da alcuni
territori della valle.
Nel corridoio di ingresso, sono allestiti un monetiere e un lapidarium, con preziose epigrafi
raccolte nel territorio comunale, riguardanti le tradizioni, la storia e la società di Atina romana.
Nella prima sala sono esposti un leone funerario di epoca romana e i corredi della necropoli
preromana.
La seconda e la quarta sala, ospitano i corredi funerari provenienti da tre distinte necropoli ubicate
nell’area del Monte Santa Croce a San Biagio Saracinisco e databili tra il VII e V sec. A.C.. La
collezione è costituita da ceramiche preromane in impasto e vi sono delle anfore e delle brocche in
argilla che documentano la presenza commerciale degli Etruschi in quest’area interna del Lazio
meridionale. Essi erano attirati dalla ricchezza dei giacimenti metalliferi del Monte Meta. Vi sono
anche numerose armi in ferro e in bronzo (puntali di giavellotto e di lancia) ed accessori
dell’equipaggiamento guerriero come scudi ed elmi.
Nella terza sala alcune riproduzioni in plastica rappresentano: schieramenti militari, macchine da
guerra, armature ed insegne romane e sannite.
Nell’ultima sala vi sono i resti di un guerriero con un ricco corredo, provenienti dalle ricche
necropoli di san Biagio Saracinisco.
Fontechiari
Tra Fontechiari e Casalvieri si può trovare il noto cimitero napoleonico, struttura tutta in pietra un
po’ dimenticata e trascurata, piena di erbacce.
Cimitero Napoleonico
Fonte: www.prolocofontechiari.it
Esso è importante perché ricorda un editto adottato in Italia da Napoleone. Tale editto prevedeva i
luoghi e i modi per l' edificazione dei cimiteri fuori dal centro urbano, e stabiliva tombe uguali e
solo scritte che contenevano il nome e cognome del defunto.
Ma qui la legge fu applicata diversamente: fosse comuni per la gente normale mentre i nobili
avevano la possibilità di edificare la propria cappella a loro spese.
In conclusione sono state delle bellissime gite e delle giornate istruttive che ci hanno permesso di
svagarci e di non stare a casa, di conoscere nuove persone e incontrare i nostri amici delle altre
strutture, di visitare città nuove, apprezzarne le opere e la cultura. Quello che ha contribuito a
renderla una bella gita è stato il fatto che eravamo un gruppo di visitatori bello e numeroso. Ci
siamo divertiti e ci è piaciuta tanto, peccato che faceva molto caldo e c'erano le salit
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